Abili Tintori e Furbi con Arte

fenici_commerciano_porpora

Continuando a curiosare tra le vetrine del museo di Mozia, bellissima isoletta e antica colonia fenicia dello stagnone di Marsala in provincia di Trapani , ecco che scorgo una buona quantità di conchiglie di Murice.

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Ma come mai -mi chiedo – questi che potrebbero esser considerati scarti alimentari sono catalogati fra i reperti archeologici?  Di Murici se osserviamo e cerchiamo bene attorno alle coste dell’isola, ed anche in tutto lo stagnone leggermente infossati nel basso fondale se ne trovano ancora oggi in quantità (lo sanno bene gli abitanti del litorale che li utilizzano in cucina per preparare ottime zuppe).

Indago un po, mi documento, e scopro che queste conchiglie sono state ritrovate nei siti fenici dell’isola di Mozia, come traccia dell’antica attività di lavorazione,e che hanno svolto la loro funzione non dal punto di vista edule,ma bensì “tinctoria”.

Vi ho parlato dei fenici come abili commercianti e imprenditori di stoffe, adesso vi dirò del loro particolare modo di esser tintori.

Murex trunculus

I gasteropodi che appartengono al genere MUREX sono dotati di una particolare ghiandola ipo-branchiale che presenta nel suo interno un liquido vischioso opalescente che alla presenza dell’aria (ossidazione) e del sole (luce) vira al giallo poi al verde, blu,ed infine al colore porpora. Quindi nella ghiandola del MUREX sono contenuti i precursori  chimici del colore porpora. Il colore porpora usato dai Fenici aveva varie tonalità a secondo se  derivava  dalle ghiandole del MUREX TRUNCULUS o del M. BRANDARIS o dalla PURPURA HAEMASTOMA; il primo infatti può dare colorazione dal tono rosso e blu, invece la sola colorazione rossa è esclusiva delle altre due specie.

Tra la porpora delle varie tonalità la più rinomata (intorno al II millennio a.C.) era quella di una intensa tonalità di rosso detta porpora Imperiale, molto ricercata e sfoggiata nelle tuniche e nei mantelli degli uomini di potere.

fenici lavorano la porpora

Quasi tutti i centri per la lavorazione e la tintura dei tessuti sorgevano vicino alle coste marine, perché era necessario preparare i molluschi quando erano ancora vivi e con le ghiandole piene delle preziose gocce di liquido.

Dopo aver pescato (utilizzando reti con esche di pesce) grandi quantità di conchiglie di murici venivano frantumate per estrarne i molluschi, che venivano bolliti in acqua di mare in grandi recipienti  per alcuni giorni fino ad ottenere una poltiglia , alla fine filtrato e ripulito dalle impurità si otteneva il liquido pronto per colorare le stoffe, che poi erano stese al sole per l’asciugatura. Per soddisfare la grande richiesta di tintura occorrevano un numero enorme di molluschi dal  momento che ogni murice forniva solo poche gocce di secreto ghiandolare .

Dopo un certo periodo, come tutto ciò che viene sfruttato i murici nelle coste erano diventati rarissimi, ecco perché ci si limitava a dipingere solo le stoffe e le cose più preziose ad un prezzo altissimo ed in esclusiva per committenti di alto rango.

La porpora era diventata un prodotto pregiatissimo e di alto valore economico, ecco perché (anche a quei tempi) le imitazioni e le falsificazioni furono perfettamente create così da poter accontentare l’ampia clientela.

indigofera

Per ottenere un colore totalmente identico alla tonalità di porpora si usava tinteggiare su una base di Indaco ottenuto dalla fermentazione di foglie di Indigofera Tinctoria arbusto appartenente alla famiglia delle Fabaceae, un bagno di Robbia, colorante rosso ottenuto dalle radici di Rubia tinctorum, famiglia delle Rubiaceae, il risultato era una colorazione intensa, decisa tanto che l’imitazione spesso non veniva scoperta!

rubia-tinctorum

Si può concludere con un detto siciliano: “Munnu ha stato e munnu é!” – in italiano “Mondo è stato e Mondo é”.

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