Il Ricamo – Arte e Storia

Il ricamo è un tipo di decorazione che serve per abbellire e impreziosire tessuti di qualsiasi genere: seta, lino, lana, cotone, oro e argento. Esistono altri ornamenti come gemme, lustrini, cordoncini, nastri che contribuiscono ad arricchire i tessuti.

Il ricamo comprende una vasta varietà di punti. Possiamo distinguere il ricamo in colore da quello con filo bianco. Il ricamo in colore ha origini antichissime ed insieme alla pittura faceva parte di una delle più nobili tecniche artistico creative. Il ricamo in colore rappresenta non soltanto motivi ornamentali, ma intere scene, animate da figure umane o di animali, su sfondi paesaggistici o architettonici.

Il ricamo in bianco, praticato con filo bianco su tela bianca, si limita generalmente agli ornati.

Alcuni punti del ricamo sono diffusi forse in tutto il mondo come:

Altri sono stati riesumati al principio del Novecento come:

  • il punto ombra,
  • il punto Rodi,
  • il punto pisano,
  • il punto Aemilia,
  • il punto Palestrina.

L’origine del ricamo si considera orientale. Dal principio della millenaria civiltà cinese si hanno notizie di simboli ricamati su vesti, tende, coperte, drappi funebri. Nell’antico Egitto, in Grecia, presso babilonesi, ebrei, rimani si ricamavano biancheria, veli, abbigliamento, toghe con cifre e scene.

L’arte del ricamo in passato veniva considerata un’espressione artistico-creativa molto preziosa in quanto venivano impiegati tantissimi fili da ricamo colorati, d’oro e d’argento, lini e stoffe importanti.

Il Ricamo nella Bibbia

La Bibbia narra l’ordine dato da Dio a Mosè di far eseguire dieci cortine di bisso torto e di colore di giacinto, di porpora e di cocco due volte tinto, le quali ordino’ che fossero operate a vario ricamo:

Variatas opere plumario facies

Qest’ordine viene ripetuto nello stesso capitolo quando Dio parla del velo dell’Arca: farai anche un velo di giacinto, di porpora, di cocco a due tinte, e di bisso torto con lavori di ricamo e tessuto con gradevoli varietà

et bisso retorta opere plumario, et pulchra varrietate contextum

Quando si parla nello stesso capitolo degli ornamenti che devono coprire, in tempo dei riti legali, il sommo sacerdote Aronne, si dice che eseguì l’Ephod (superhumerale) di oro, di giacinto, di porpora, di scarlatto a due tinte e di bisso ritorto; il tutto con lavoro a vari colori (opere polymitario), taglio’ delle foglie d’oro e le ridusse in filo, perchè potessero torcersi insieme ai colori indicati.

Sin dai tempi di Mosè, l’arte del ricamo, molto vicina alla pittura a colori, veniva già utilizzata dagli  Ebrei. Nei libri dell’Esodo non si parla di una nuova invenzione o di una tecnica introdotta di recente, sappiamo inoltre che questo lavoro era molto conosciuto da altri popoli asiatici.

Il Ricamo nei Poemi Epici

Omero, che visse 900 anni A.C, descrivendo le occupazioni di Elena a Troia, dice che questa principessa stava eseguendo un’opera di ricamo davvero sorprendente, nella quale erano rappresentati i sanguinari combattimenti dei Greci e dei Trojani. Omero parla, in un altro scritto, di un lavoro simile eseguito da Andromaca, quando venne a conoscenza della morte di Ettore, il ricamo era straordinariamente bello  e presentava una elegantissima varietà di fiori dipinti con ago e filo su stoffa.


E’ inoltre provato che prima della guerra di Troja le donne di Sidone erano celebri per la loro abilità nell’eseguire vari ricami e lavorare tessuti di diversi colori. Omero parla della bellissima cintura di Calipso, di Circe.

Storia e Ricamo

Plinio poi attribuisce l’invenzione dell’arte del ricamo a vari colori ai Frigi, ciò che diede motivo ai Latini di chiamare i ricamatori Phrigiones, e la cosa ricamata, se con oro, auro brutus, se senza brutus, brudatus, o brodatus, da cui i Francesi trassero la denominazione broderie, da broder ricamare, e gli Inglesi embroidery ricamo.

L’arte del ricamo, apparteneva alla pittura, e come tale non era ristretta soltanto alla rappresentazione di capanne ed oggetti d’architettura, campi, giardini, fogliami e fiori, ma a qualsiasi tipo di immagine, di rappresentazioni e storie. Il chierico abate Lanzi associa il ricamo alla pittura, riservando la descrizione nella Scuola Milanese, dove più che altrove fiorì, citandone gli artisti più famosi che adottarono la tecnica di dipingere con ago e filo.

Durante il Medioevo, i nobili europei e particolarmente la chiesa importano il ricamo dall’impero bizantino. Le più importanti opere uscite dai laboratori annessi alle corti sono gli indumenti che venivano utilizzati per le cerimonie importanti del Sacro Romano Impero a Vienna: il grande manto imperiale (1133), la camicia alba (1181), le calze, le scarpe e i guanti. Anche l’Ungheria ha presso la corte di re Stefano e di sua moglie Gisella un laboratorio di ricamo.

Al 1031 risale il pivale di San Stefano del Tesoro di Budapest, con parecchie centinaia di figure, ricamate a quanto si crede dalla regina stessa con doppio filo d’oro su fondo di seta porpora.  Un punto a zig-zag denominato “punto Ungheria”, testimonia l’originalità creativa di questo paese.

In tutto il Quattrocento il ricamo a colori con oro e perle e quello in filo nero su fondo bianco trovano larga applicazione sulle camicie maschili e femminili, come sui fazzoletti e perfino sulle fasce dei bambini.

Si diffonde anche l’uso di ricamare motti ed emblemi sulle vesti e particolarmente sulla manica sinistra. Carlo d’Orleans si fa ricamare sulle maniche di una pellanda i versi di una canzone con la sua musica, le note sono rappresentate con perle su un rigo d’oro.

Il fastoso gusto barocco porta nei ricami un eccesso di applicazioni di gemme. Maria de’ Medici, sposa di Enrico IV, re di Francia, a una cerimonia indosso’ una veste con un ricamo che portava applicate 32.000 perle e 300 brillanti.

Questo mestiere venne praticato in Italia anche dopo la dominazione Romana, in alcuni musei di Ravenna sono conservati alcuni pezzi, alcune striscie di essa, di broccato d’oro, dove sono stati ricamati i  ritratti di Zenone, di Montano e di altri santi vescovi. Quest’opera appartenente al VI secolo ed è stata illustrata dal padre abate Sarti ed anche da Mons. Dionisi.

Era consuetudine ricamare a figure i paramenti sacri per il servizio ecclesiastico, quest’arte non venne interrotta nei secoli successivi. Il Vasari poi in età più colta nomina alcuni noti ricamatori come Paolo da Verona e Nicolò veneziano, il quale servendo in Genova il principe Doria, introdusse Pierin del Vaga in quella Corte e Antonui Ubertini fiorentino.

Anche Lomazzo considera l’arte del ricamo appartenente alla pittura, raccontando ancor di più gli artisti milanesi, tra i primi viene celebrato Luca Schiavone come principe dei ricamatori, che fiorì in Milano circa l’anno 1450, e che condusse questo magistero al più alto grado, comunicandolo a Girolamo Delfinoni da lui ammaestrato con tanta perfezione, che eseguì poi in ricamo il ritratto somigliantissimo del duca Moro, e la vita della beatissima Vergine per il cardinale Bajoza, e tanti altri lavori in gran copia ed assai preziosi e ricercati, aveva acquistato grande fama, tramandando l’arte in famiglia, nella quale si distinse il figlio Scipione Delfinoni, del quale sono celebri le caccie di animali ricamate per Enrico VIII re d’Inghilterra e per Filippo II re di Spagna, non che per altri Sovrani che ne ornavano i loro gabinetti.

Seguì poi le tracce dei maggiori Marc’Antonio figlio di Scipione, che a’tempi del Lomazzo dava indubbie prove di riuscire pari e forse anche migliore del padre e del suo avo, essendo giovane attivissimo, studiosissimo e di non comune aspettazione.

Il Lomazzo cita poi con lode Caterina Cantoni nobile milanese: e non so perchè non abbia ricordato la celebratissima Pellegrini, quella famosa ricamatrice meritamente chiamata la Minerva dè suoi tempi; forse si dimentico’ di lei, o piuttosto non era a lui nota: tra le altre opere della sua mano, che ci sono rimaste, esiste un paliotto con qualche altra sacra suppellettile, che circa l’anno 1625 coll’ago dipinse per il Duomo di Milano, e che tuttora qual preziosa rarità mostrasi ai forestieri entro la sacrestia meridionale. Non si sa di certo se Antonia sia o Lodovica il di lei vero nome, mentre le Guide di Milano del 1783 e 1787 diversificano, e vi fu bel anche perciò chi ha opinato essere state in quel tempo due le distinte ricamatrici in Milano, e che d’accordo o come socie eseguivano tali lavori; ma la più comune opinione, e direi quasi la tradizione non interrotta delle persone alle quali è affidata la custodia dei preziosi arredi della metropolitana, assicura essere Antonia piuttosto che Lodovica, sebbene io sia di sentimento, appoggiato anche ad altre circostanze ed ispezioni oculari del lavoro, essere una sola la ricamatrice distinta, la quale protaba ambedue i nomi di Antonia Lodovica, giusta la pratica di quei tempi, non estranea anche alla nostra età.

Esiste pure nella chiesa di s. macario, comune di Samarate, diocesi di Milano, un bellissimo stendardo lavorato dalla Pellegrini a ricamo d’oro, d0argento e di colori diversi rappresentante da  una parte il santo titolare e dall’altra l’immagine della B.V addolorata, in vari compartimenti che contengono alcuni santi martiri ed i misteri alla Vergine relativi. altri poi della famiglia stessa della Pellegrini ebbero nel XVI secolo nome distinto in tal genere di pittura coll’ago, siccome furono Andrea e Pellegrino suo cugino, dinotato anche nella storia del Palomino qual uomo di grande celebrità per tutto cio’ che fece in Ispagna nell’Escuriale.

Nel secolo XVII il Boschini celebro’ come eccellente e senza pari Dorotea Aromatari, che faceva con l’ago, dice egli, le meraviglie che i pittori di maggior grido più diligenti e più vaghi eseguiscano col pennello.

Rcorda poi anche qualche altra ricamatrice di quell’età, e loda Arcangela Palladini encomiata anche dall’ab. Lanzi per le sue pitture in pari tempo e peri suoi ricami.

Occorre menzionare altri pittori all’ago, che fiorirono nel secolo XVIII e sino alla nostra età, non lasciando più altro a desiderarsi in tal genere di pittura all’ago, bastando sapere che i lavori a ricamo eseguiti nella nostra Milano vengano riputati degni di formare i più distinti ricchissimi arredi dei tempi più ragguardevoli e più insigui dedicati al cucito del Dio de’ Cristiani.

Con l’Ottocento il ricamo in bianco ha importanza soprattutto per la biancheria personale e da letto, con grande varietà di motivi floreali, che ornano in modo particolare le cifre.

In questo periodo l’arte del ricamo è spesso esercitata dalle monache, ma fa anche parte dei requisiti necessari nella classe elevata per una perfetta educazione femminile.

Nel secolo XX si ritorna con maggior diligenza allo studio della tecnica antica e si producono anche ricami ispirati da disegni di gusto moderno.

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